Nel primo trimestre dell’anno 2025 i comparti del Fondo Eurofer hanno avuto rendimenti diversi in funzione dell’esposizione al mercato azionario. Leggermemte positivo il comparto Garantito (+0,32%), dove il peso del mercato azionario è marginale, e negativo quello dei comparti Bilanciato e Dinamico, pari rispettivamente a -0,91% e 2,07%, dove il peso del mercato azionario è del 30% e 60%.
Nel trimestre gli indici azionari dei mercati sviluppati hanno avuto un rendimento compreso fra un minimo del -7,80% (azioni globali “small cap” dei mercati sviluppati con rischio di cambio coperto) a un massimo del -2,84% (azioni globali dei mercati sviluppati a cambio coperto). La differenza di rendimento fra i due indici è dovuta all’indebolimento del cambio euro/dollaro, passato da 1,035 a fine dicembre a 1,08 a fine marzo. L’indice dei mercati emergenti ha avuto un rendimento negativo del -1,42%, invertendo la tendenza relativa negativa del 2024. Anche i mercati europei hanno beneficiato nel primo trimestre dello spostamento dei flussi di investimento dagli Stati Uniti, realizzando un rendimento in euro positivo del 6,5%.
Gli indici obbligazionari hanno avuto rendimenti nel trimestre tutti positivi e pari a 0,73% e 0,68% (indice governativo e aggregate euro 1-3 anni), 0,38%% (indice globale titoli di Stato), 0,80% (indice obbligazionario globale “investment grade”) e 0,82% (indice obbligazionario globale “high-yield”).
La situazione si è radicalmente modificata a partire dal mese di aprile.
I mercati azionari globali avevano cominciato ad indebolirsi dopo la metà di febbraio, quando la comunicazione del governo americano ha aumentato l’incertezza fra gli operatori e si era ridotta l’euforia sui titoli tecnologici. Il crollo dei mercati è avvenuto in seguito al cosiddetto “Liberation day” del 2 aprile, nel quale il presidente Trump ha annunciato dazi ritorsivi verso tutte le controparti commerciali degli Stati Uniti, in misura eccezionale e paragonabile solo a quelli imposti dal presidente Hoover nel 1930. La “ritorsione” è stata giustificata mostrando una tabella contenente dati sui dazi subiti dagli USA privi di un fondamento ma basati su misure di disavanzo commerciale.
Da inizio anno al 16 aprile l’indice azionario globale perdeva l’8% se a cambio coperto e il 14,5% se a cambio aperto a causa della ulteriore svalutazione del cambio del dollaro verso euro, arrivato a 1,14 circa.
Sono stati penalizzati soprattutto i titoli del settore tecnologico.
Il panico seguito ha avuto un impatto anche sui rendimenti dei titoli di Stato americani – saliti – e sul dollaro – deprezzato di quasi il 10%. Sulle due asset class hanno pesato fattori tecnici (vendite forzate per ricostituire i margini di garanzia) ma anche la preoccupazione sulla sostenibilità dell’attuale politica economica americana. Nel complesso, però, gli indici obbligazionari dell’area euro e quelli globali continuano ad avere rendimenti positivi da inizio anno, salvo la componente “high yield” che segue parzialmente l’andamento del mercato azionario.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, ricordiamo che, considerando l’orientamento della nuova amministrazione, nel mese di marzo l’OCSE aveva già ridotto le stime di crescita globali del 0,2% rispetto al rapporto di settembre. Data la mancanza di dati precisi sull’effettivo livello dei dazi, le previsioni del loro impatto sulla crescita e sull’inflazione sono per ora estremamente variabili, e si collocano fra -0,50% e oltre -3% per la crescita globale da +1 a +3% per l’inflazione.
Di questa incertezza totale sono un segnale i livelli raggiunti da indici costruiti elaborando notizie di stampa, come il “Global Economic Policy Uncertainty Index” e il “Global Trade Policy Industry”che hanno raggiunto i livelli massimi della storia di elaborazione. Anche l’indice VIX, che misura la volatilità dell’indice S&P500 implicita nei prezzi delle opzioni, ha raggiunto nei primi giorni di aprile un livello superato solo nel 2020 con il Covid e nel 2008/2009 con la Grande Crisi Finanziaria.
Ponendo l’andamento recente dei mercati finanziari in un contesto di portafoglio è però utile ricordare che, contrariamente a quando accaduto nelle precedenti correzioni del 2020 e del 2022, la componente obbligazionaria offre un rendimento positivo anche in termini reali e perciò costituisce un elemento di protezione, soprattutto nel comparto Bilanciato, del valore totale del patrimonio dell’iscritto.