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Rendimenti secondo trimestre 2024

Nel secondo trimestre tutti i comparti di Eurofer hanno avuto un rendimento positivo, pari rispettivamente al +0,19%, +0,76% e +1,66% per il  Garantito, Bilanciato e Dinamico.

Da inizio anno i rendimenti sono pari, rispettivamente, a +0,20%, +3,42% e +6,98%.

Il buon andamento dei comparti Bilanciato e Dinamico è dovuto ai mercati azionari, che hanno avuto rendimenti positivi e compresi fra un minimo del 4,79% (small cap globali) e un massimo del 15,37% (mercati sviluppati). Nel corso del trimestre i mercati emergenti hanno avuto il rendimento migliore (+5,11%) il che ha consentito di recuperare il ritardo. Questo ha portato il rendimento da inizio anno al +10,98%. Il recupero è dovuto anche al miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie in Cina (l’indice PMI del settore manufatturiero a luglio ha raggiunto 51,8, livello massimo degli ultimi 2 anni). Il mercato azionario americano, invece, continua ad essere trascinato dal settore tecnologico e da pochi titoli ad elevata capitalizzazione.

A fine giugno gli indici obbligazionari avevano andamenti che riflettevano la diversa esposizione al rischio di tasso e al rischio di credito, quest’ultimo più favorito dall’andamento dei mercati azionari e dalla buona salute delle imprese. Hanno un rendimento leggermente positivo i due indici relativi al segmento a breve termine del mercato euro (+0,71% quello che contiene una componente corporate, 0,37% quello dei soli titoli di Stato). Negativi i due indici globali “investment grade” (-0,64% il “global aggregate”, che contiene una componente corporate, -0,91% quello riferito ai soli titoli di Stato). Decisamente positivo l’indice globale “high yield” (+3,10%)  che ha beneficiato del maggior peso della componente corporate e del collegamento ai mercati azionari.

In un contesto reso anche più delicato dalle elezioni politiche in Francia, lo spread di rendimento fra BTP e titoli di Stato tedeschi è aumentato fino a circa 150 ma rimane comunque inferiore ai livelli di inizio anno.

La debolezza degli indici obbligazionari, proseguita nel trimestre, è dovuta al perdurare delle condizioni di incertezza sull’evoluzione delle politiche monetarie.

I dati di inflazione non consentono ancora alle banche centrali di considerare risolto il problema. Negli Stati Uniti l’aumento dei prezzi al consumo su base annua a maggio è stato ancora superiore al 3%. Nell’Eurozona, anche se il dato su base annuo si muove ormai da qualche mese intorno al 2,5%, la dinamica più recente dei prezzi è stata preoccupante: +4% e +6,4%, rispettivamente, l’inflazione degli ultimi 6 e 3 mesi rapportata ad anno.

La discesa dell’inflazione è frenata dai prezzi delle materie prime (+17% in euro rispetto a un anno fa) e dal perdurare dei problemi nella catena logistica. Gli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso hanno portato ad un aumento dei noli dalla Cina da 2 a 3 volte rispetto alla fine dello scorso anno.

Anche la Banca Mondiale prevede una discesa dell’inflazione più lenta.  Secondo il rapporto Global Economic Prospects, pubblicato l’11 giugno, la congiuntura globale è sulla via della stabilizzazione. La crescita globale reale dovrebbe rimanere intorno al 2,6% quest’anno, nonostante le tensioni geopolitiche e i tassi di interesse elevati, prima di aumentare leggermente al 2,7 % nel 2025-2026. La divergenza di crescita fra Stati Uniti e Eurozona nel 2024 (+2,5% contro +0,7%) dovrebbe ridursi nel 2025. Secondo il rapporto, la crescita globale dei prossimi tre anni sarà di quasi mezzo punto percentuale al di sotto della media del 2010-19, e per circa due terzi trainata da Cina e altri paesi emergenti.

L’inflazione globale dovrebbe moderarsi a un ritmo più lento rispetto a quanto precedentemente previsto, stabilizzandosi intorno al 5% nell’anno in corso. Le banche centrali, sia delle economie avanzate sia dei mercati emergenti, dovrebbero mantenere una linea di cautela nel percorso di allentamento delle politiche monetarie. Di conseguenza i tassi di interesse, nettamente più alti rispetto al periodo precedente alla pandemia, sono destinati a rimanere elevati per un periodo prolungato.

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